mercoledì 28 maggio 2008

LA RECENSIONE DI DJ FABBRA: CAJUN DANCE PARTY - 'THE COLOURFUL LIFE'

Talento e incoscienza. Maturità e giovinezza allo stesso tempo. Stiamo parlando dei Cajun Dance Party, una delle novità più interessanti e convincenti del momento, in un periodo forse avido di chicche musicali degne di particolare risalto. E cosi ecco saltar fuori questi 5 ragazzotti neanche maggiorenni (il più grande ha 17 anni) a dar vita a un nuovo miracolo indie. Infatti nonostante la giovanissima età, il quintetto londinese dimostra grandi doti e un talento musicale non indifferente. Certo è anche vero che non inventano nulla di nuovo. Ma non sempre bisogna farlo per emergere dalla mediocrità delle sempre più numerose indie band presenti oggi. A loro basta solo imprimere un proprio stile, ormai riconoscibilissimo, seppur prendendo spunto dal meglio della tradizione indie britannica. E cosi ecco frammenti di Belle & Sebastien nella traccia che apre l'album e che da anche il titolo al loro Lp d'esordio, "Colourful life". Puro indie-pop easy listening, e molto orchestrale. Un pò il manifesto di ciò che significhi per loro scrivere canzoni. Ma la qualità che più li contraddistingue sono a mio avviso i frequenti cambi di ritmo all'interno dei loro brani, come in "The Race", un vero e proprio gioiello, e sicuramente il miglior singolo dei 3 pubblicati finora. E' qui, insieme ad "Amylase" (altro singolo) che i Cajun danno vita a delle vere perle musicali, in cui il rock si addolcisce teneramente tra le braccia del piano e degli archi. E poi quei coretti controtempo sono pura genialità. Starnamente tutto questo non si verifica nel primo singolo "The next untouchable", dove il loro stile viene poco impresso, perdendo di originalità e ci si avvicina ai vari Mando Diao, The Kooks e Libertines. Evidentemente l'ispirazione Dohertiana li spinge anche a scrivere la ballata "Time Falls". Ma è l'altra ballatona "No Joanna" a convincere nuovamente sulle capacità dei giovani ragazzi inglese. Dolcezza e talento allo stato puro. I timidi arpeggi che ti si stringono in gola con gli archi a fare da spettacolare palcoscenico. Da restare senza fiato. Ascoltare per credere. E ti fa un certo effetto anche la traccia di chiusura, "The Hill, the view and the lights", una vera e propria suite musicale che esprime al meglio la loro bravura e la ricchezza nell'arrangiare. E così il leader e singer della band Daniel Blumberg, look alla Bob Dylan e voce alla The Kooks, si candida come uno dei nuovi genietti dell indie rock inglese. Un plauso a questi ragazzotti. A me hanno impressionato parecchio. Io voto per loro.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Doctor Fabbra hai fatto una bella recensione e sono d'accordissimo con te.
Album piacevole già dai primi ascolti e secondo me qst disco sarà uno di quelli + ascoltati durante questa estate.
Lc

fab ha detto...

Sono d'accordo sul fatto che sia un bel disco, e sul fatto che pur essendo così giovani questi ragazzi abbiano saputo fare un lavoro così interessante. Ma forse ritengo un po' troppo positivo il giudizio: in fondo mi aspetto un po' di originalità in più da band così fresche. Le Scimmie Artiche quando hanno cominciato a fare musica non erano tanto più grandicelli e guarda cos'hanno combinato.
Il disco, cmq, piace anche a me!