martedì 1 maggio 2007

RECENSIONI: TRAVIS - THE BOY WITH NO NAME

Quinto album in studio per i Travis, grandissima band pop/rock di Glasgow. Dopo lo scarso successo di '12 Memories', che aveva avuto poca eco qui in Italia, e dopo una raccolta di singoli uscita lo scorso anno, ecco questo nuovo album 'The Boy With No Name'. La domanda alla vigilia della release dell'album era: la band spumeggiante che ha contribuito a fare la storia del pop/rock inglese negli ultimi anni ha esaurito la sua verve o ha ancora qualcosa da dare? Beh, ascoltando l'album, io la risposta ce l'avrei: i Travis ci sono ancora, eccome! 'The Boy With No Name' è veramente un bel lavoro, tutto incentrato sulla dolcezza, sulla raffinatezza del suono e sulla sperimentazione musicale, dal momento che è evidente la voglia di provare a combinare strumenti molto diversi, con la chitarra, elettrica o acustica che sia, a fare da leit motiv per l'intero album. Sono 11 le tracce del disco, che risente complessivamente, a mio parere, dell'influenza dei Beatles meno conosciuti e più apprezzati dai veri cultori. Grande spazio, dunque, alla musica, con la voce di Francis Healy che non tradisce. Evidente, quindi, risulta un cambio di sound rispetto agli ultimi lavori. Un abisso se guardiamo a 'Good Feeling', l'album d'esordio che tradiva grande energia rock. Il singolo di lancio è una gemma. Abbiamo imparato a conoscere 'Closer', dolcissima ballata. Subito dopo nel disco arriva quello che potrebbe essere uno dei prossimi singoli, 'Big Chair', un pezzo in Radiohead-style con strumentazione di sottofondo che richiama la tendenza elettronica, addolcita dagli archi che intervengono di tanto in tanto. 'Selfish Jean' consente un azzeccato cambio di sound, rivolgendosi più al funky con un bel motivetto orecchiabile da sfruttare in versione live. 'Battleships' è molto lenta, caratterizzata da riff di chitarra acustica. Mi ricorda molto da vicino i Beatles di 'Strawberry Fields Forever'. Per chi vuole sentire i Travis old-style, ecco 'My Eyes' (anche questa in odore di prossimo singolo), mentre 'Eyes Wide Open' è più cupa, diciamo in Stereophonics-style. Infine, una chiusura di album per sognare: 'Out In Space' e un altro bellissimo brano, 'Colder' fondato su un'autentica esplosione di strumenti e voce, con una suonata di armonica a ricordarci che gli USA non sono poi tanto lontani...
Insomma, un lavoro complessivamente molto buono. Delicato ma non banale, ciò che ci vuole per differenziarsi in un panorama musicale molto vivace ma anche molto affollato. I Travis non ci hanno tradito!

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