L'occhio attento di Espo aveva segnalato questa band americana in tempi non sospetti. Subito ce ne innamorammo. Era la fine dello scorso anno e questo strano personaggio newyorkese prometteva di far parlare di sè. E' passato qualche mese, ed effettivamente è stato così. Non potevo non intercettare il suo primo passaggio italiano (lo rivedremo all'Ypsigrock ad agosto) e non ho esitato quando ho saputo che avrebbe suonato alla Salumeria della Musica. George Lewis Jr si presenta sul palco dopo la piacevole apertura dei locali His Clancyness (rock minimalista di matrice britannica) e il pubblico è già caldo. Mi aspetto di assistere a un concerto d'atmosfera, che ricalchi l'andamento dell'album 'Forget'. Invece sin da subito si capisce che tira un'aria diversa. La chitarra del frontman è "on fire", basso e batteria suonano alla grande, e il synth ben manovrato dall'unica ragazza della band è lì a richiamare le atmosfere che abbiamo ascoltato in questi mesi sul disco. La velocità è molto elevata. Siamo di fronte a un vero e proprio concerto rock, condito anche da non pochi assoli che mostrano le indiscutibili qualità dei musicisti. Paradossalmente, i singoli 'Castles in the Snow' e soprattutto 'Slow' rendono meno rispetto ad altri pezzi contenuti nell'album, che in versione live esprimono tutto il loro potenziale. 'I Can't Wait' è un delirio e riesce bene anche 'At My Heels'. Si balla alla grande con 'Shooting Holes at the Moon'. Il basso ha molta rilevanza nell'economia del sound, e più volte sono evidenti i richiami a sonorità smithsiane. Quando è più forte l'influenza del synth, invece, tornano alla mente i New Order. George è in gran forma: l'improponibile ciuffo e gli altrettanto improponibili stivali di pelle mostrano come, dalla testa ai piedi, il ragazzo sia effettivamente un signor personaggio. Sembra anche sorpreso dall'accoglienza riservatagli dal pubblico, che conosce le canzoni e applaude senza remore. L'encore è corposo (3 pezzi) e non può mancare 'Forget', in grado di suscitare emozioni. Peccato per i problemini tecnici che hanno disturbato la prima parte dello show, con il frontman che più volte ha chiesto di alzare il volume della voce. Tornando a casa, ho la sensazione di aver assistito a un'ottima performance, benché diversa da ciò che mi aspettavo avendo ascoltato il disco. L'integrazione tra strumenti "classici" ed elettronica è stata praticamente perfetta, nonostante (o per merito) dell'aumento di velocità nel live. Se non si perdono in tentazioni mainstream, sentiremo molto parlare di loro anche in futuro. Gli indie-rocker milanesi hanno gradito, molto.
martedì 17 maggio 2011
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2 commenti:
e allora l'ypsigrock è d'obbligo dopo questa recensione...
Espo se non l'avessi capito é sempre stato d'obbligo...
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