martedì 14 febbraio 2012

Reportage: The Maccabees live @Magazzini Generali (Milano)

Seguo i Maccabees dal 2007, quando esordirono con 'Colour It In'. Ora che sono diventati la nuova band di culto della scena indie, osannati da magazine e radio, ho tutte le ragioni per dire "io ve l'avevo detto!". Al concerto, però, mi avvicino più con la voglia di vedere come suonano dal vivo che con la voglia di rivincita. Mi aspetto che saccheggino 'Give to the Wild', l'album della consacrazione, e che ci regalino alcuni dei successi, perchè tali sono, della produzione passata. E così è in effetti. Riesco a vedere solo una parte dell'esibizione dei We Are Augustines, band di supporto quantomai entusiasta ed effettivamente in grado di esprimere potenza e un sound niente male a livello strumentale. Un po' meno a livello vocale, ma alcuni pezzi sono notevoli. Quando i sei Maccabees salgono sul palco, il pubblico freme. Il breve intro dell'album contribuisce a creare l'atmosfera, ma ci pensa l'apertura 'Child' a farci entrare in un'altra dimensione. Non poteva esserci inizio migliore perchè il brano è stupendo e l'esecuzione live lo rende ancora più evocativo. Nella prima parte del concerto si susseguono alcuni dei brani più evocativi di 'Given to the Wild', intervallati da alcune canzoni più vecchie. 'No Kind Words' è quela che più spicca rispetto alla versione su disco. Il nuovo album, naturalmente, la fa da padrone, ma con 'First Love', 'Love You Better', 'Can You Give It' e, nell'encore, 'Precious Time', riemergono i ritmi più catchy di inizio carriera e il piedino non riesce a star fermo. L'alternanza tra ritmi e sound diversi è comunque piacevolissima. Ciò che più colpisce è però la varietà strumentale (2-3 chitarre, basso, batteria, tastiera), la pienezza del suono, l'armonia tra i membri della band, ognuno dei quali ha contribuito in modo autonomo e secondo la propria vena creativa alla realizzazione del nuovo album, attraverso lo scambio di idee avvenuto in gran parte via mail. L'armonia è dimostrata dal fatto che tutti, a parte batterista e tastierista, suonano sulla stessa linea sul palco. Orlando Weeks, antidivo, è in possesso di una splendida voce, perfettamente integrata sia nei brani più soavi che in quelli più tirati, che non tradisce dal vivo. Il picco è rappresentato da 'Pelican', il singolo di lancio di un album che rappresenta una gemma e resterà nella memoria collettiva a lungo. La chiusura è affidata a 'Grew Up At Midnight', che chiude anche 'Given to the Wild', dal ritmo ascendente e dal finale travolgente. E' stato un bellissimo concerto, la conferma di una maturità artistica raggiunta forse prima del previsto ma innegabile. Siamo nel novero dei migliori, anche dal vivo.


Special thanks to Giulia per la foto

2 commenti:

dcomedomodossola ha detto...

peccato solo che in alcune canzoni la chitarra di hugo si sentisse quasi niente,erano un pò tarati male i suoni secondo me. Comunque si bel concerto,avrei preferito qualche canzone in più da colour it in peccato! una lego o una latchmere ci sarebbero state bene!

fab ha detto...

Anche a me piace molto quel disco! L'ho ascoltato molto gli anni scorsi. Però anche quello nuovo è fantastico. Forse avrebbero potuto "rubarne" qualcuna a Wall of Arms...