I maestri sono tornati. C'era molta curiosità per capire quale fosse la reale anima di questa band, che ci aveva stupito due anni fa con l'elettrizzante 'Language Sex Violence...' cambiando il loro stile, o quantomeno proponendo un rock duro di grande qualità. Per questo sesto album 'Pull The Pin' i gallesi sono un po' tornati sui binari classici della loro musica, alternando ballate a brani dal sound molto più rock. Due anime distinte ma che hanno caratterizzato il loro modo di fare musica sin dalle origini. Un ritorno al passato, dunque, con la dimostrazione che l'esplosione di 'Language Sex Violence...' è destinata a restare una pur bellissima eccezione. 'Pull The Pin' è dunque un gran bell'album alla-Stereophonics. Un album da band matura guidata da un cantante d'eccezione dotato, ma questo lo sapevamo già, di una voce rock meravigliosa e inimitabile. Adatta sia a potenzialità puramente rockettare che a struggenti e tirate ballads. L'inizio del disco è molto promettente: 'Soldiers Make Good Targets' e 'Pass The Buck' sono lì per ricordare di cosa sono capaci gli Stereophonics e per introdurre i due singoli finora estratti, la ballad 'It Means Nothing' (bella, ma 'Maybe Tomorrow è di altra pasta...) e 'Bank Holiday Monday', quasi un retaggio dell'album precedente, che racchiudono le due anime del disco. Grande delicatezza per quella che secondo me è la migliore ballata dell'album, 'Daisy Lane', pezzo semplice e leggero ma ugualmente accattivante. Ritmo fortemente ascendente per un'altra chicca che ha il solo difetto di suonare come un qualcosa di già sentito (ma potrei essere smentito) e cioè 'Stone', un brano adatto per una dichiarazione d'amore fatta con stile... Si ritorna al pure rock con 'My Friends', il cui inzio curiosamente ricorda troppo da vicino la strumentazione di 'Had Enough' degli Enemy. C'è spazio anche per un intermezzo acustico che esalta le potenzialità vocali di Kelly Jones ('Bright Red Star') che sembra uscire dall'ultimo progetto solista di Kelly Jones 'Only The Names Have Been Changed'. Il finale del disco scorre su un piacevole ritmo pop-rock, che culmina con la bella traccia finale 'Drowning'. Dodici tracce in tutto per un disco che non tradisce affatto le attese, con il meglio del repertorio concentrato nella parte iniziale dell'album, davvero notevole. Sarà l'esperienza, sarà la classe intramontabile, ma i gallesi giunti al sesto album sono ancora una spanna sopra tante band che si arrogano la nomea di "next big thing". Imperdibile per chi ama il brit-rock.
martedì 25 settembre 2007
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
4 commenti:
ancora devo ascoltarlo meglio....
Non l'ho ascoltato questo, ma definirli maestri mi suona un po' esagerato. A me son sembrati sempre come quelli che in ogni classe aspettano che il più bravo faccia il compito e poi loro ci arrivano per secondi alla soluzione, solo se aiutati.
@ egomaniackid: Ci sono tante band che si affacciano sulla scena indie, alcune anche molto buone a mio parere. Ma penso abbiano tutte da imparare da una band come gli Stereophonics che fanno musica da un decennio e hanno ancora una grande capacità rock (questo era il senso del "maestri").
Capisco la tua perplessità: quando hanno cominciato a suonare hanno anche loro cavalcato la tendenza imperante in quegli anni (dagli Oasis in giu'...) ma penso che abbiano trovato il loro stile e che lo perseguano anche con voglia di innovare (vedi il penultimo album). Cmq ascolta il disco e aspetto la tua opinione sull'album
Bellissimo questo cd degli stereo!!! Grandissimo Kelly!
Vi consiglio la cover band Phonics (www.phonics.it) che si esibirà al Greenwich di Curtarolo (PD) l'11 Maggio.
Posta un commento