lunedì 20 ottobre 2008

RECENSIONE: OASIS - 'DIG OUT YOUR SOUL'

Senza dubbio l'uscita di 'Dig Out Your Soul', attesissimo disco degli Oasis, seguito del non sufficiente 'Don't Believe the Truth' (2005) è l'evento musicale di questo autunno 2008. A detta di molti appassionati e addetti ai lavori, i fratelloni Gallagher hanno tirato fuori da cilindro un disco di assoluto livello, in grado quantomento di avvicinarsi agli straordinari album di inizio carriera, che hanno segnato in modo indelebile la storia della musica rock. 'Dig Out Your Soul' è un grande album, sperimentale quanto basta, ma allo stesso tempo appetibile al grande pubblico; non eccessivamente denso di stucchevoli ballad, bensì dotato di una potenza strumentale che deve soddisfare tutti coloro che amano il rock; ma soprattutto, questo nuovo disco contiene dei picchi creativi che da tempo non mostravano i fratelli Gallagher. Il singolo di lancio è perfetto per riaccendere il fuoco dei veri Oasis tra i fan, anche se dal punto di vista strettamente musicale non lo si può considerare davvero originale. Ciò che colpisce è però l'inizio del disco. 'Bag It Up', 'The Turning', 'Waiting for the Rapture' sono un trittico in grado di lasciare assolutamente senza fiato che ascolta. Chitarre finalmente prepotenti, suono distorto e rude che accompagna alla perfezione la voce di Liam nelle prime due tracce e di Noel nella terza. Una sequenza che stordisce, di pregevolissima fattura. Anche se l'intro di 'Waiting for the Rapture' è un po' troppo simile a quello della magnifica 'Five to One' dei Doors. Detto del singolo 'The Shock of the Lightning', la traccia numero 5 è la prima vera ballad del disco, ma questa volta non parliamo di un già sentito. 'I'm Outta Time' è una carezza, un sussurro acustico dedicato espressamente da Liam al suo idolo assoluto John Lennon (la cui voce registrata compare alla fine della canzone). Si sa già che questo sarà il prossimo singolo estratto dal disco, e sono convinto che farà breccia nei cuori di molti appassionati perchè è un pezzo semplicemente splendido. Un inizio così fragoroso doveva necessariamente prevedere un calo, ed infatti le altre tracce non riescono a reggere il confronto con le prime. C'è qualche riempitivo con andamento tipico degli ultimi lavori degli Oasis ('High Horse Lady', 'Falling Down'), ma c'è anche qualche apprezzabile composizione dovuta agli altri membri della band. Piace la ritmata 'To Be Where There's Life', già proposta nei primi eventi live ed in grado di diventare un cavallo di battaglia dal vivo, così come 'The Nature of Reality'. 'Ain't Got Nothing' è un passo indietro nel tempo, forse un omaggio ad alcuni brani minori cantati nel passato da Liam, come 'Life in Vain', b-side degli anni '90 conosciuto solo da una stretta cerchia di appassionati. Il disco termina con la particolare e cupa 'Soldier On', non trascendentale ma azzeccata per chiudere un bel disco, oserei dire il migliore degli Oasis da 'Standing on the Shoulder of Giants', se non addirittura da 'Be Here Now' (1997). Il disco ha ottenuto finora un ottimo successo commerciale in tutto il mondo. Dispiace leggere che questa settimana nella UK Album Chart è stato superato in vetta dall'anonimo 'Perfect Symmetry' dei Keane, ma sono le stranezze del mercato pop. Ciò che conta è che gli Oasis sono ancora vivi, hanno voglia di fare e di sperimentare. Hanno abbandonato inutili velleità simil-Who per produrre sonorità più vicine alla loro anima. Se questo disco è stato definito da alcune parti il più beatlesiano della loro carriera un motivo ci sarà.

9 commenti:

Fabbra ha detto...

Ottima recensione caro Fab, mi trovo quasi del tutto daccordo cn te, anche se devo smentirti su dei punti:
BAg it up. la traccia d'apertura che molti apprezzano a me non convince molto, la trovo troppo in stile OASIS, un suono troppo scontato e sembra gia sentito negli ultimi album della band.
Invece una traccia ke molti trlasciano e che invece a me piace davvero molto e' la particolare "High horse lady", con la voce distorta molto in stile retro sperimentale '70s e che permette ai gallagher di spazziare verso un rock meno atteso, piu sporco e piu blueseggiante.

Insomma anke io mi associo al'idea ke si tratti di un grande album rock, molto vario rispetto agli ultimi album oasis, solo che questo avvicinarsi sonoramente sempre piu ai Fab 4 adesso li sta facendo un po calare di originalita e di un proprio sound fresco e sempre innovativo, come accade a band tipo Radiohead o Coldplay. Forse questo mi lascia un po perplesso...peccato.

fab ha detto...

Su Bag It Up non so, a me piace tanto e poi la considero parte integrante di un grandissimo inizio di disco. High Horse Lady non mi piace tantissimo, nonostante sia particolare l'effetto vocale di Noel, cosi come il ritmo della canzone.
Si è sempre fatto un gran parlare dell'ispirazione talvolta sfacciata che gli Oasis abbiano tratto dai Beatles, ma forse sta proprio in questo modo di ripensare i Fab Four la grandezza dei Gallagher. In ogni caso, penso sia evidente il passo avanti rispetto a 'Don't Believe the Truth', album che, come ti ricorderai, abbiamo vissuto insieme forse con troppo entusiasmo, ma era un momento particolare della nostra vita...Visto ora appare poca roba, specie se confrontato con quelli dei "bei vecchi tempi".

Anonimo ha detto...

Ho fatto una recensione pochi giorni fa e ammetto di concordare su quasi tutta la linea: trio d'apertura sopra le righe, I'm outta time gemma preziosa del disco, composizioni di Gem e Andy che esaltano il sapore degli altri brani. Aggiungerei un plauso a Liam per i suoi tre pezzi (Soldier On è un'ottima chiusura) e uno sguardo alla bonus "I believe in all", davvero splendida.

-Michele-

Anonimo ha detto...

..andava tutto bene, poi ho letto Falling down riempitivo! Sono rimasto scioccato da qst giudizio. E' una canzone fantastica con un tappeto sonoro brillante!..

Espo ha detto...

ma xkè non riescono mai a prendermi e a farmi impazzire ???? non me lo riesco a spiegare, bello l'album ma non lo ascolto di certo da mattina a sera...boh???

Beerok23 ha detto...

anonimo concordo con te...non mi piace il giudizio su "falling down", indiscusso capolavoro dell'album.
E' una canzone meravigliosa, assolutamente la migliore del disco. Un testo poetico, potrebbe essere una poesia di William Shakespeare o allo stesso tempo un'invocazione. Le note appena iniziano riescono subito a farmi venire la pelle d'oca, senza parlare dell'intro con i passi sui sassi. Come si fa a non parlare di questa canzone come si deve??

fab ha detto...

Tra le due ballad del disco, ritengo che Falling Down non sia la migliore. Non penso certo che sia da buttare, ma se penso alle ballad cantate da Noel mi vengono in mente pezzi come The Masterplan o la più recente versione di Cast No Shadow, che con tutto il rispetto stanno su un altro pianeta rispetto a questa. Forse è un po' esagerato definirla riempitivo, ma secondo me è altrettanto esagerato dire che sia la migliore canzone dell'album.

@ Michele: dacci il link dove possiamo trovare la tua recensione!

Anonimo ha detto...

Non farò pubblicità in questo spazio, vera stella polare della mia informazione musicale da vero appassionato di rock d'oltremanica e non solo, il mio piccolo blog-diario-insurrezionalsita. Publico però volentieri la mia recensione, anche se lunghetta.

“Gold and silver and sunshine is rising up” è l’incipit di Bag It Up, brano di apertura che assegna immediatamente le medaglie ai Gallagher con un pungente hard-blues dal riff corrosivo in cui svetta la voce graffiante e asprigna di Liam, più in forma che mai. Noel ci spiega che è come se i The Pretty Things suonassero coi Pink Floyd, ma il tappeto di percussioni mi riporta più alla mente i favolosi Stooges di Iggy l’iguana. Il messaggio in ogni caso è chiaro: “Tell the world that you love them in a melody”. L’intro sommesso di The Turning riesce a resuscitare dall’oblio il cadavere di Cliff Richard e l’ormai impolverata Devil woman. Il brano è un autentico crescendo rossiniano dal placido piano nella strofa, con voce di Liam onirica e dilatata, ad un ritornello tiratissimo fino al climax del finale tra organo, chitarra acustica e Noel che ci delizia in un saffico falsetto fondendosi al fragore del traffico cittadino e degli antifurti. Non poteva non colpirmi la frase “We live with the numbers Mining a dream for the same old song”. Pezzo decisamente brillante e inaspettato. Si sale ancor più di tono con la successiva Waiting For The Rapture, volutamente influenzata da Five To One dei Doors (l’album in aggiunta è Waiting for the Sun, non penso sia una coincidenza). Scansione di batteria incalzante, basso serrato, celestiale e insolente falsetto di Noel, sofferente giro di chitarra tanto caro ai Fab Fours. Insomma gli Oasis sfidano in campo aperto i White Stripes e non sfigurano affatto. The shock of the lightning è il classico singolone di lancio, con chitarre potenti e batteria che punge. Rimarrà appiccicato nella memoria ancora a lungo. Love is a time machineeeeee, a magical mysteryyyyyyyyy. Delicatamente ci strabilia l’effettiva gemma del disco I’m outta time. Liam omaggia il suo maestro (per i pochi sprovveduti che ignorassero chi fosse, basta ascoltare il campionamento all’interno del brano) come solo un innamorato può fare: si accosta, lo chiama, lo sfiora, lo accarezza e gli dedica ciò che di più dolce, leggiadro e malinconico la sua penna sia in grado di partorire. Caro Liam, non ci nascondiamo dietro agli altri, ma applaudiamo con convincimento e partecipazione. Spezza un po’ il ritmo (Get Off Your) High Horse Lady trip allucinogeno (tra l’altro la parola cavallo in gergo mafioso significa proprio partita di droga) che mi ricorda un po’ i Black Rebel Motorcycle Club più sperimentali. E’ un blues dal testo martellante e ossessivo in cui il timbro filtrato di Noel dà un’interpretazione intensa e spiazzante, specie nei momenti in cui prolunga la parola down. Canzone però non immediata. Noel ci regala la sua prima e unica ballata con Falling Down (presente anche in versione remix dei Chemicals Brothers come b-side del singolo): lasciati i lidi abusati dell’amore, si inoltra nell’oscuro e tragico mondo della morte e della decadenza. Ne esce un sound magnetico e arabeggiante e un cantato ammaliante e ipnotico. Sapiente poi l’utilizzo del mellotron. Senza dubbio è la traccia cardine dell’album. “If you won’t save me, please don’t waste my time”. Si attacca alla perfezione l’indianeggiante To Be Where There’s Life, scritta da Gem, uscita direttamente dalle sessions del ‘67 di Sgt. Pepper e di Magical Mistery (penso che Harrison gradirebbe molto). Linea di basso insistente e testo che come un loop celebra acide esperienze stranianti. Tralasciando la superflua Ain't Got Nothin', che vorrebbe far rifiorire gli Who ma non riesce nell’intento (eppure mi giurano che dal vivo renda notevolmente meglio), giungono altri due pezzi che apprezzo parecchio. The nature of Reality conferma che Andy Bell, fin dai tempi degli Hurricane #1, è un gran compositore: riffone alla Helter skelter, assoli distorti, chitarre raglianti, stop and go improvvisi per rinvigorire la voce beffarda di Liam. “Watch my style, pick a place, wipe the smile from your face”. Soldier on, scoperta dai The Coral che se ne intendono e con un inusuale Noel alla batteria, è il nostalgico arrivederci di Liam (2 pezzi ottimi su 3: c’è stato per caso uno scambio d’identità?) con voce soffice e seducente melodia che si riverberano all’infinito. Ma restate in linea, cari amici, che stasera per ognuno di noi risplenderà una luce.
In conclusione abbiamo tra le mani, non un capolavoro, ma un disco solido, maturo (chi ama le sonorità anni 60 capirà), ruvido, ballabile, per certi versi inusuale, che ha pochi picchi ma alcun cedimento. Scava scava e la classe emerge sempre.
Voto: 8+.

-Michele-

fab ha detto...

Michele, devo farti i più sentiti complimenti! E' stato un piacere leggere la tua recensione dalla prima all'ultima riga! Come vedi, siamo d'accordo su quasi tutti i punti.
Appena arrivato in UK ho comprato NME e ho letto che l'hype prepotente sugli Oasis dà fastidio a molti lettori. Insomma, i fratelloni dividono ancora ma sanno far parlare di sè e questa volta, a nostro parere, soprattutto per la loro musica! Non riesco a smettere di ascoltare il disco!

Cheers!