martedì 22 marzo 2011

Reportage: Beady Eye live @Alcatraz (MI)

Ecco un gradito reportage del recentissimo concerto dei Beady Eye a Milano, scritto dal nostro "inviato speciale" Pedro (sua anche la foto), al suo esordio ufficiale qui su IndiExplosion. Enjoy!

C'era molta attesa, soprattutto tra i vecchi fan degli Oasis, per quello che sarebbe stato il ritorno in Italia di Liam Gallagher e dei suoi Beady Eye, ed essendo da sempre un loro sostenitore (soprattutto del buon Liam) avevo già deciso da tempo che non potevo mancare. Il concerto tra l'altro era in sold out da mesi e così, spinto dalla curiosità di vedere come se la sarebbero cavata i 4 ragazzi, orfani di Noel Gallagher dopo la clamorosa litigata di Parigi risalente a due anni a fa, mi sono armato di ottimismo e sono partito alla volta dell'Alcatraz di Milano. La sede dell'evento è perfetta. Permette alla band di interagire di più col pubblico, grosso modo lo stesso che li aveva seguiti dovunque quando calcavano ben più grandi palcoscenici in tour con gli Oasis. E oltretutto l'atmosfera più piccola e raccolta del luogo permette a Liam di dosare al meglio la sua voce, apparsa veramente in forma e molto più calda rispetto alle deludenti esibizioni risalenti all'ultimo tour con gli Oasis. L'atmosfera è decisamente nostalgica, dovunque intorno a me ci sono ragazzi che indossano magliette degli Oasis e c'è anche chi si augura che Liam possa intonare qualche classico alla ‘Wonderwall’, cosa che invece non succederà. La band si presenta sul palco con qualche minuto di ritardo e Liam regala ai suoi fan la prima sorpresa della serata: fa il suo ingresso avvolto da una grande bandiera dell'Italia legata al collo, omaggiando il popolo italiano per i 150 anni dell'unità. Non toglierà il mantello tricolore per tutto il concerto e durante l'esibizione farà anche gli auguri per la giornata di festa. L'apertura dell'esibizione è subito rovente: si comincia con ‘Four Letter Word’, pezzo rock dal riff tagliente e di grande impatto. Dimostra di essere già un inno per i fan, con quel "Nothing ever lasts forever" indirizzato neanche troppo velatamente al fratellone Noel, intento di questi tempi, a detta sua, a cambiare pannolini al figlio appena nato e a seguire le sorti della sua squadra del cuore, il Manchester City. Si prosegue con ‘Beatles and Stones’ e ci si catapulta in atmosfere più vintage, che rimandano agli anni della swinging London. Del resto anche il taglio di capelli di Liam è un omaggio a quell'epoca, con quel caschetto che ricorda molto Brian Jones. Si continua poi con l'orientaleggiante ‘Millionaire’ (prossimo singolo) e con ‘For Anyone’, pezzo che mi è piaciuto molto e che ho personalmente etichettato come la ‘Songbird’ dei Beady Eye. Dalle primissime canzoni in scaletta si capisce subito quanto il pubblico si stia divertendo. Le attenzioni sono tutte per Liam che nonostante gli anni che passano dimostra di essere sempre lo stesso: con quella posa statuaria canta inarcandosi sul microfono, quasi a volerlo aggredire, le mani rigorosamente in tasca, il frontman dimostra di possedere ancora quella attitude che manca a molti dei suoi colleghi. Positivo anche il ritorno di Andy Bell alla chitarra, dopo l'esperienza al basso con gli Oasis, mentre Gem Archer dimostra di possedere sempre grande tecnica e presenza scenica. Jeff Wootton (ex Gorillaz) è al basso, Chris Sharrock alla batteria. L'esibizione va avanti ed è il momento di ‘The Roller’, canzone tra le più apprezzate all'interno dell'album. Il pezzo di lennoniana memoria dimostra di aver fatto breccia nel cuore dei fan, che lo cantano a squarciagola. Seguono ‘Wind Up Dream’ e 'Bring The Light’, con quel piano preso in prestito da Jerry Lewis che fa scatenare il pubblico, tanto che il parterre si trasforma in una vera e propria dancefloor. La sequenza più dura e rock della scaletta si chiude con ‘Standing on the Edge of the Noise’, a mio avviso la canzone più glam dell'album, poi si passa a un momento più riflessivo. Liam annuncia che tocca a ‘Kill for a Dream’ e la dedica alla popolazione giapponese devastata dalla catastrofe naturale che tutti conosciamo. Si continua con ‘Three Ring Circus’, poi ‘The Beat Goes On’. La traccia è decisamente beatlesiana, senza dubbio la mia preferita in tutta la setlist. ‘Man of Misery’ è una piacevole sorpresa: uscita in rete qualche anno fa e usata in alcuni spot per il lancio del marchio di abbigliamento Pretty Green, Liam e soci hanno deciso di inserirla in scaletta. Il pezzo non è lungo, è molto rock e suona veramente bene dal vivo! Siamo arrivati quasi alla fine del concerto e inizia ‘The Morning Son’, veramente suggestiva, che Liam canta dando tutto se stesso. La canzone risale a qualche anno fa (è opera di Liam) e molto probabilmente se non ci fossero stati i Beady Eye l'avremmo ritrovata nel nuovo repertorio degli Oasis. Conclusa anche questa traccia, i 4 escono per una piccola pausa per poi tornare con l'encore che è tutto per ‘Sons of The Stage’, cover dei World of Twist. Liam regala l'ultima sorpresa e scende tra la folla per abbracciare le persone assiepate in primissima fila, cosa che fino a qualche anno fa con gli Oasis non si sarebbe mai e poi mai potuta verificare. Uscito dall'Alcatraz mi rendo conto di aver assistito a una grande serata, la cui unica nota stonata è stata rappresentata dalla breve durata dell'esibizione, che si è protratta per poco più di un'ora. Ma i ragazzi hanno comunque presentato tutto il repertorio attuale della band, senza farcirlo con canzoni degli Oasis. Oltretutto, hanno ampiamente dimostrato che possono fare buona musica anche dopo la perdita di un elemento di peso come Noel, e Liam ha già rilanciato annunciando che presto rientreranno in studio per registrare il secondo album. Caro Noel, sarà forse il caso di rimettersi a fare un po' di buona musica?

3 commenti:

Fabbra ha detto...

Caro Pedro ottimo resoconto del concerto milanese. A dire il vero tutto ció che hai detto era stato confermato da un altro nostro blogger che seguiamo da tempo (Onan). A quanto pare Liam e soci non si sono risparmiati sul palco nonostante la scarsa durata dello show. Ma forse era normale aspettarselo.
Invece recentemente ho anche letto un altro reportage di una rivista spagnola (MondoSonoro) sul loro concerto di Madrid e in quel caso l'inviato aveva avvertito un poco di noia, atteggiamento quasi distaccato e rigidezza da parte della band dopo i primi 20 minuti folgoranti dell'inizio. Insomma l'ha definito un concerto senza molta gloria, che non ha regalato particolari emozioni in plate, e che se non fosse stato per il nome della band forse non avrebbe fatto sold-out.
Tu mi sembra non abbia avvertito nulla di ció?

Pedro ha detto...

sul fatto del sold out mi sembra che questo inviato spagnolo abbia un pò esagerato...il tour europeo dei beady eye è in sold out da tempo in quasi tutte le sue date, Different Gear Still Speeding è disco d'oro in UK. La band continua a essere invitata in tutti i maggiori festival d'europa e del mondo (è notizia di oggi la partecipazione a Reading). Credo che basti per capire quanto il pubblico lo abbia apprezzato un pò dappertutto. ho amici che hanno assistito alle date di Londra e me le hanno descritte come letteralmente infuocate.Per quanto riguarda il pubblico credo che Liam si trovi molto a suo agio con quello Italiano che lo ama e tutto ciò che ha fatto durante il concerto è la prova che ha apprezzato molto il calore dei fan.Per esempio avete mai visto Liam in oltre 15 anni di carriera scendere dal palco per andare in mezzo al pubblico?sembra una cazzata, ma per chi lo ha seguito da sempre credetemi è stato molto strano!
Comunque volevo ringraziarvi ancora e stavolta pubblicamente per lo spazio che mi avete concesso, era la prima volta che mi cimentavo con una recensione di un concerto su un blog e devo ammettere che non è poi così facile come pensavo! e mi scuso con i lettori se la troveranno un pò lunga!!!
Cheers

fab ha detto...

Beh in effetti è un po' lungo il testo, ma abbiamo voluto pubblicarlo così perchè l'entusiasmo va sempre premiato! La prossima volta ci mettiamo a tagliare ;D

Grazie ancora Pedro!