Spacemen 3 - "Playing with Fire" (1988)
Questo mese vi parlerò di un gruppo che ha violentato per troppo tempo i timpani del sottoscritto per rimanerne indifferente.
Nacquero a Rugby, una piccola città della provincia inglese, il loro nome è Spacemen 3 e l'album che porterò alla vostra attenzione è un capolavoro della psichedelia post-punk dal titolo "Playing with fire".
La band nasce nel 1982 dall'incontro di due ragazzi che condividono la passione per gli Stooges, i Cramps, il garage rock e l'eroina, questi sono Jason Pierce (fondatore tra l'altro degli Spiritualized) e Peter "Sonic Boom" Kember. Successivamente si unirono al gruppo Pete Bain (basso) e Tim Morris (batteria).
Per non confodersi con l'omonima R&B band degli anni 50, il gruppo decise di aggiungere il numero 3 al nome "Spacemen", ispirandosi ad un poster che recitava il motto: "Are your dreams at night 3 sizes too big?”, scelsero come manager il boss di una lavanderia industriale locale ed iniziarono a registrare i primi demo (riproposti poi in un bottleg dal fantomatico titolo: "Taking Drugs To Make Music To Take Drugs To").
Più volte accostati ai Jesus and Mary Chain, forse per il tipico muro sonoro che marchiava la loro prima produzione, i nostri astronauti sono stati capaci di costruire un suono che va oltre i confini dello spazio conosciuto, abbracciando il passato e ponendo basi per molti gruppi a venire.
Dopo il ruvido garage psych rock di Sound of Confusion (1986) e The Perfect Prescription (1987), venne alla luce Playing with Fire (1988), da molti considerato il loro capolavoro, nonostante le ormai consolidate divergenze stilistiche tra i due leader.
Il suono si fa sempre più narcotico, riff minimali e surreali, la batteria quasi assente, l'album è una specie di "gospel dell'eroina", come è stato battezzato da molti critici.
Una brezza gentile e stralunata apre il disco con le prime note di "Honey": "See the moon smiling through the night I feel so good and my mood is right Oh, honey, won’t you take me home tonight?"
Gli echi delle chitarre di Come Down Softly To My Soul ci continuano a cullare fino a "How does it feel", quando tutto comincia a farsi più cupo e quei due gelidi accordi sembrano uscirti dalle viscere e per poi rientrarti nel cervello e ripetersi ridondanti, come le note di un ancestrale rito tribale.
Revolution è forse il pezzo che più ricorda i già citati Jesus and Mary Chain, un riff asciutto, minimale, impregnato di distorsore ed un ritmo secco e battente, da segnalare poi Suicide, 11 minuti di trip che ci fa rivivere gli anni d'oro della migliore psichedelia inglese.
Gli Spacemen 3 si sciolsero qualche anno dopo, esattamente nel 1991 con l'uscita di Recurring, dopo continui cambi di line-up e vari progetti paralleli.
I due leader sono tuttora musicalmente attivi, Pierce con i suoi Spiritualized e Kember con gli Spectrum ed un progetto avanguardistico denominato E.A.R. (Experimental Audio Research).
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