I loro dischi 'The Drums' (2010) e 'Portamento' (2011) sono molto piacevoli da ascoltare. Questi ragazzi di Brooklyn hanno riesumato sonorità alquanto retrò e le hanno adattate a motivetti catchy, creando uno stile che ha dato, in questi ultimi anni, i suoi frutti. Con questo background di (buona) conoscenza della band mi sono presentato alla loro data milanese, abbastanza attesa, a giudicare dal locale piuttosto affollato. I Cloud Control, gruppo spalla, non mi hanno affatto impressionato, risultando piuttosto banali nonostante le recensioni favorevoli che avevo letto in giro. Dopo un po' di attesa, ecco la band principale, capitanata dal biondo frontman Jonathan Pierce. A dire il vero, Pierce è l'unico che si riesce distintamente a vedere, dato che gli altri sono avvolti in una nuvola di fumo troppo fitto. La serata si apre con 'What You Were', estratto dall'ultimo album, seguito dalla hit dell'esordio 'Best Friend'. L'impressione immediata è che il ritmo è notevolmente più veloce che su disco, e non è un aspetto positivo... Il ritmo spesso cadenzato dei loro pezzi è, a mio avviso, un punto di forza, perché ben si adatta al sound e ai ritornelli. Il concerto è quindi molto veloce: pochi fronzoli, un pezzo dietro l'altro, con il dinoccolato Pierce a prendersi la scena. La piccola pecca dei Drums consiste nella somiglianza a volte un po' troppo marcata dei pezzi, e un concerto così tirato e accelerato non gioca a loro favore. Il dj-set che li attende al Rocket affretta evidentemente i tempi, con poco rispetto verso gli spettatori paganti. Dopo 1 ora e 15 minuti, il concerto è finito, e a sorpresa la tracklist non prevede la loro hit più famosa, 'Let's Go Surfing', lasciata incredibilmente fuori. Si accendono le luci e resta un po' di amaro in bocca, per un'esibizione di una band dotata di talento, ma un po' approssimativa in alcuni elementi scenici, di arrangiamento e di certo in controtendenza nelle scelte sulla tracklist. Bravi, sì, ma ci si poteva aspettare di più.
lunedì 21 novembre 2011
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
6 commenti:
Io mi sarei incazzato di brutto...
io c'ero... concerto dal ritmo sostenuto vero,ma ad infastidirmi non è stato il ritmo più sostenuto, ma l'immobilità di una parte del pubblico. la coltre di fumo e le luci li ho trovati magistrali che ben si sposavano al ritmo meno cadenzato a cui si è abituati. inoltre, sono contenta di aver potuto ascoltare altri pezzi e non il più famoso. ad ogni modo, credo che la percezione della cosa vari da persona a persona...
Un motivo potrebbe essere l'enorme notorietà che hanno avuto durante qst anni e l'idea di essere diventati già degli artisti consolidati..ne devono mangiare ancora pane duro!
la tendenza poi di parecchi gruppi di non suonare appositamente i pezzi più celebri è particolarmente fastidiosa, come se non fossero lì per per il pubblico ma viceversa
@Elvira: premesso che ti do ragione, nel senso che tutto è soggettivo, per quanto mi riguarda, quando vado a un concerto mi piace anche vedere come suonano gli altri componenti della band, per questo ho criticato la scelta del fumo "continuo" sul palco. E credo che voler essere "contro-corrente" non suonando il pezzo più famoso sia più uno sgarbo a gran parte del pubblico che un segnale di maturità: anche in questo caso, mi sarebbe piaciuto rendermi conto di come suona live un pezzo che ho ascoltato decine di volte. Poi, complessivamente mi sono piaciuti, ma non sono uscito dai Magazzini pienamente soddisfatto!
@fab: ma sai l'atmosfera dei magazzini non rende secondo me, il fatto che sia soppalcato nei lati da una certa ombra scura...magari col fumo e le luci così l'effetto era ridotto. non credo siano stati controcorrente per la scelta di non suonare il pezzo famoso, probabilmente non l'hanno fatto perchè associato a una pubblicità. io dai magazzini sono uscita contenta per la prestazione, ma delusa perchè mi aspettavo più movimento, ma ti ribadisco che credo che i concerti siano mooolto soggettivi.
Posta un commento